Il Mondo da Scoprire - Racconti di viaggio - Episodio 1
C’è una prima volta per tutte le cose. ll primo giorno di scuola, il primo bacio, la prima caduta dalla bici. Alcune si dimenticano in un attimo, altre no. Altre restano lì, impresse per sempre nella memoria. Sono pronto a scommettere che se siete stati nella città di cui voglio parlarvi ora, ricorderete perfettamente l’attimo in cui l’avete vista per la prima volta.
Quando siete scesi dal traghetto, o quando siete usciti dalla stazione: la cupola della chiesa di San Simeon Piccolo proprio davanti a voi, il Ponte degli Scalzi subito a sinistra, le fermate del vaporetto lungo il Canal Grande… Sì, sono a Venezia. Una delle città più visitate al mondo e una delle più contraddittorie, ricca di storie, leggende e ancora oggi capace di suscitare emozioni forti e feroci discussioni.
Un veneziano doc
Nel mio primo giorno in città decido di incontrare qualcuno che la conosce molto bene, si chiama Alberto Toso Fei, uno scrittore e un veneziano doc che discende da un'antica famiglia di vetrai di Murano che sta a Venezia addirittura dal 1351. Ha da poco pubblicato un libro che si intitola Venezia in numeri. Gli chiedo quindi qualche numero per inquadrare la città:
Possiamo dire che abbiamo avuto 120 dogi in 1100 anni di Repubblica oppure raccontare le storie nascoste tra i suoi 256 pozzi e 423 ponti e poi le 116 insule i 135 campi e così via; oppure numeri più importanti, come 69 che è il numero di volte che Venezia è stata colpita dalla peste (non ce ne ricordiamo solo due) e che dimostra come la Serenissima sia stata capace, a cavallo tra Quattro e Cinquecento, di stabilire delle regole di carattere sanitario che onestamente poco o nulla hanno da invidiare con quelle odierne.
Mentre passeggio con Alberto Toso Fei, tra il Ponte del Cavallo e Campi San Giovanni e Paolo mi colpiscono alcuni segni sul portale della Scuola Grande di San Marco. Sembrano solchi antichi, qualcuno che vuole raccontarmi una storia. E in effetti è proprio così. Venezia è piena di graffiti storici, ne sono stati trovati circa 4.000 databili a partire dal Quattrocento e in questo portale è raffigurata una figura umana leggendaria, il Levantino.
Se ci spostiamo verso San Marco tra le colonne delle procuratie nuove, nell'area della Piazzetta dove c'è la biblioteca Marciana di fronte a Palazzo Ducale, troviamo invece un sacco di segni in rosso, in cocciopesto, che risalgono al Cinque-Seicento. Sono in qualche modo manifesti post elettorali perché raccontano del giubilo per l'elezione di qualche Doge. In un altro di questi graffiti c’è invece una data, il 1588 che non racconta dell'elezione di un Doge ma ricorda la contentezza per la posa della prima pietra in quell'anno del Ponte di Rialto. E proprio nel Ponte di Rialto, insieme all'Arsenale e ad altri luoghi della città reca impresso questa volta epigraficamente, proprio la data di nascita della città, chiudendo in qualche modo il cerchio.
Venezia: sapori che parlano di storie
Passeggiare per le strade di Venezia è un’attività entusiasmante ma che certamente può diventare stancante. Non è difficile, tuttavia, trovare dopo pochi passi un bacaro (un’osteria, che deriva il suo nome non da Bacco come tanti credono, ma da “far bàcara” cioè festeggiare) dove si può mangiare qualcosa e ordinare uno spritz, un aperitivo che si beve ormai in tutto il mondo ma che nasce proprio qui ai tempi della dominazione austriaca. Sembra che i vini locali fossero troppo forti per i soldati austriaci che decidono allora di spruzzarli con dell’acqua gassata. Spritzen appunto.
La cucina veneziana è piena di storie come questa. Storie di incontri, di viaggi avventurosi, di scambi e contaminazioni. E allora decido di farmi consigliare un piatto per questa sera da Pierangelo Federici, scrittore veneziano che ha da poco pubblicato il libro Venezia, una storia commestibile.
Il piatto che Federici ha pensato per me è il baccalà mantecato, uno dei più conosciuti della tradizione veneziana. In realtà i veneziani chiamano baccalà lo stoccafisso (i due pesci differiscono per le modalità di conservazione, sotto sale il primo, essiccato al sole il secondo), ed è un piatto che è arrivato a Venezia grazie a Pietro Querini, un mercante veneziano che salpato dall’isola di Creta nel 1431 con lo scopo di commerciare Malvasia nel nord Europa, naufraga alle Isole Lofoten, dove oltre a scoprire un mondo affascinante e molto distante da quello a cui era abituato, scopre anche lo Stock Fish, il merluzzo essiccato al sole e alla brezza marina del Mare del Nord.
Inizialmente il piatto ha pochissimo successo a Venezia, ma poi, dopo il Concilio di Trento che “stabilì che quel pesce potesse andare proprio bene per i giorni di astinenza dalla carne” ebbe invece larghissima diffusione.
Tre percorsi dell'arte
Ho deciso di dedicare il sabato all’arte e alla cultura. In un bar vicino al Mercato di Rialto che straborda di odori e suoni incontro la Professoressa Maria Aurora Marzi, storica dell’arte e profonda conoscitrice della città. Le chiedo di suggerirmi 3 percorsi storico-artistici, imprescindibili.
Consiglio innanzitutto Palazzo Ducale perché è la sede del potere dei Dogi e le sale riflettono questa grandiosità. Recentemente hanno anche aperto un itinerario insolito che è quello dell'esposizione del tesoro dei Dogi. Inoltre alle spalle del Palazzo Ducale c’è il campo di Santa Maria Formosa dove si affacciano i palazzi rinascimentali e settecenteschi e dove c’è la vicina pinacoteca Quirini Stampalia dove si trovano tutti i maggiori pittori del Settecento veneziano.
Il secondo itinerario è alla scoperta dell'arte veneziana dalle origini fino all'arte contemporanea e comprende il Palazzo Venier dei Leoni che è la sede della straordinaria collezione di arte contemporanea di Peggy Guggenheim. Inoltre si possono visitare, proprio lì accanto, le Gallerie dell'Accademia dove si trovano tutti i capolavori dell'arte veneziana. Includiamo nel tour anche la più bella chiesa barocca di Venezia, Santa Maria della Salute.
Il terzo itinerario ci porta nel cuore di Venezia alla scoperta dei grandi artisti Tiziano e Tintoretto nella grandiosa sede della chiesa di Santa Maria dei Frari, una delle più suggestive con accanto la maestosa sede della Scuola di San Rocco, interamente dipinta da Tintoretto.
Venezia e la sua laguna: itinerari paesaggistici
Quello che mi è sempre più evidente mentre giro per la città e parlo con i suoi abitanti è che di Venezia ne esiste più d’una e che sono innumerevoli i modi per scoprirla. Approfitto allora ancora della professoressa Marzi e le chiedo 3 percorsi paesaggistici:
Il primo itinerario ci porta alle fondamenta delle zattere: una lunga passeggiata che parte da Punta della Dogana lungo la quale si può visitare l'originale sede dei Magazzini del Sale dove si trovano le tele del grande pittore veneziano Emilio Vedova scomparso recentemente e la Chiesa dei Gesuati con gli affreschi del Tiepolo.
Il secondo itinerario paesaggistico ci porta di fronte alle zattere nell'isola della Giudecca dove si trovano le chiese del Palladio e un'architettura della Venezia più povera e anche le vestigia dell'archeologia industriale nel monumentale e grandioso Molino Stucky dell'inizio del 900, ora trasformato in albergo di lusso.
Il terzo itinerario ci porta a visitare le tre isole forse più famose della laguna: Burano, Murano ma soprattutto Torcello, con le sue straordinarie chiese medievali e paleocristiane.
In questa giornata ricca di sorprese e di scoperte, c’è ancora il tempo di andare a conoscere un progetto che racconta l’antica relazione di Venezia con il vino ma anche di una storia nascosta che unisce città e campagna. Si chiama La laguna nel bicchiere - Le vigne ritrovate. Me ne parla Renzo De Antonia, presidente dell’associazione, che incontro in un altro posto incredibile, l’isola di San Michele.
L'associazione è nata per mantenere in vita la vigna e la cantina dell'isola di San Michele che i frati stavano abbandonando e che sarebbe andata perduta. Nasce da un'esperienza scolastica ed il grosso della sua attività è ancora legato alla scuola: ogni anno più di 200 bambini fanno esperienza con noi. Alcune delle vigne che recuperiamo sono di carattere conventuale, come quella di San Michele e quella di Sant'Elena dove i frati erano andati via ormai da anni; poi ce ne sono altre, come quella sull'isola delle Vignole e un’altra semi abbandonata dentro una casa di riposo.
Il vino che facciamo è assolutamente naturale, pestato con i piedi dei bambini, senza aggiungere niente. In cantina i lieviti sono sempre gli stessi dal 1500 e nella vigna usiamo solo rame, zolfo, alghe e propoli. Ovviamente per noi questo vino è come un nostro figlio e quindi è sempre buono.
Dorsoduro e la Collezione Guggenheim
Domenica mattina. Dopo due giorni passati qui, mi sento perfettamente a mio agio tra campi, campielli, nizioleti e sestieri, ovvero rioni, quartieri. Quello in cui ho deciso di trascorrere la domenica si chiama Dorsoduro. Se Venezia è un pesce, come scriveva Tiziano Scarpa, Dorsoduro corrisponde al ventre. E’ una zona universitaria con una splendida atmosfera: qui si trovano i Musei dell’Accademia e il magnifico Palazzo Venier dei Leoni che ospita la Collezione Peggy Guggenheim. Prima di entrare faccio due chiacchiere con Gražina Subelytė, curatrice associata del museo.
È uno dei musei più importanti dell'arte del ventesimo secolo in Italia soprattutto arte europea e americana; si trova sul Canal Grande, in quella che fu proprio l'abitazione di Peggy Guggenheim, collezionista americana nata a New York nel 1898. Nei suoi anni a Parigi, dove si è trasferita all'inizio del secolo scorso, Peggy ha conosciuto tanti artisti e intellettuali e ha aperto due gallerie.
All’interno di Palazzo Venier dei Leoni ci sono tantissime opere da non perdere partendo dai movimenti come Cubismo e Futurismo, la pittura metafisica, l'astrazione europea, la scultura d'avanguardia, il surrealismo ed ovviamente i dipinti degli espressionisti astratti americani, all'epoca emergenti, e i capolavori di Pablo Picasso. Ci sono anche opere dell'artista di origine russa Vasilij Kandinskij, quelle del belga René Magritte e le opere del pittore americano Jackson Pollock.
“In viaggio decisi che Venezia sarebbe stata la mia patria futura” - scriveva Peggy Guggenheim - “l’avevo sempre amata più di ogni altro posto su questa terra e sentii che lì da sola sarei stata felice.” E infatti così è stato: Venezia, Peggy Guggenheim non l’ha più lasciata e ancora oggi le sue ceneri sono lì, nel giardino di casa sua.
Il mio weekend a Venezia finisce qui. Ma tra 15 giorni esatti, se hai ancora voglia di viaggiare, ti porterò non molto lontano da qui; eppure - prometto - sarà un mondo completamente diverso.
Ascolta il podcast Robintur dedicato a Venezia.
il mondo secondo robintur
Città che rimangono nel cuore, panorami indimenticabili, esperienze imperdibili: leggi e lasciati ispirare.