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Friuli Venezia Giulia inaspettato

Il Mondo da Scoprire - Racconti di viaggio - Episodio 2

Ci si passa vicino per andare in Austria, lo si può intravedere con l'auto quando si va in Slovenia, giusto il tempo di guardare queste magnifiche colline dal finestrino, lo si sfiora appena quando si punta sulla costa istriana, o più giù verso la Croazia, magari in nave o in barca a vela. E così si finisce per non incontrarlo mai davvero. Un peccato perché il Collio, terra di confine tra culture e Stati, è un posto magico e sconosciuto.

Borghi e vini del Collio: il Friuli Venezia Giulia che non ti aspetti

Per iniziare la visita del Collio, in provincia di Gorizia, a due passi dalla Slovenia, ho deciso di incontrare Stefano Cosma, scrittore e profondo conoscitore di questo lembo di Friuli Venezia Giulia.

"E' un territorio importante dal punto di vista vinicolo, ma va visitato perché i suoi calici di bianco non bastano. Le aziende vinicole, i produttori presenti da generazioni su questo territorio, le sue ville padronali e i castelli meritano di essere visitati", mi spiega Stefano dandomi appuntamento all'enoteca di Cormons, uno dei piccoli Comuni del Collio.

I bianchi del Collio sono vini apprezzati in Italia e nel mondo, a partire dalla Ribolla Gialla che è il vitigno principe, il Friulano, la Malvasia, tutte le varietà di origine francese come i Sauvignon e i Pinot", mi dice Stefano, aggiungendo un invito a visitare i castelli, quelli di San Floriano e di Trussio ad esempio, e le cucine.

"Ci sono ristoranti famosissimi nel Collio, con la loro cucina tipica mista di ispirazione friulana, veneta, slovena, con influssi ungheresi per quanto riguarda i dolci. E poi ci sono i formaggi tipici, il prosciutto di Cormons, il miele e l'olio d'oliva del Collio", aggiunge Stefano Cosma suggerendomi due sport da praticare: il golf, visto che nel Collio c'è anche questa possibilità, e la bicicletta, grazie alle tante piste ciclabili.

Ma la bicicletta non è certo l'unico mezzo per spostarsi. L'auto è adatta per visitare ville e cantine, ma c'è anche il treno, comodissimo. Per andare all'enoteca di Cormons bastano 15 minuti da Udine e 8 da Gorizia.

Rose, vino e una storia millenaria: l’Abbazia di Rosazzo

Quando voglio mettere da parte il calice di vino però prendo la bici, e vado all'Abbazia di Rosazzo, 30 minuti di pedalate tra borghi, enoteche e osterie. Poi, sopra un colle coltivato a vigneti, ecco l'abbazia. Un luogo di pace e spiritualità antichissimo, si dice fondato prima dell'anno mille da un eremita di nome Alemanno. Qui la storia, l'arte e la cultura si sentono ovunque. Nelle pietre del grande complesso dell'abbazia, nel chiostro dell'antico monastero, oppure nella chiesa, spoglia e antichissima, ma con gli affreschi del 1500 di Francesco India, le cui opere sono esposte in tutta Europa, compresa la Pinacoteca di Brera a Milano. 

All'Abbazia incontro Alessia Ninino, che mi spiega la magia di questo posto. "Una magia per chi la vive quotidianamente, ma anche per ogni visitatore che arriva qui - mi spiega Alessia. La prima espressione di tutti è meraviglia. Le mura millenarie dell'Abbazia, che sorgono sopra il colle di Santa Caterina, sono circondate da vigne. Tant'è che tra le mura dell'Abbazia è presenta la cantina più vecchia del Friuli Venezia Giulia: una storia che ha ormai mille anni". Poi ci sono i giardini dell'Abbazia, splendini con le sue rose, così caratteristiche da avere preso proprio il nome da Rosazzo. La Rosa di Rosazzo cresce lungo il muro sud dell'Abbazia e produce un fiore bianco, quasi rosa pallido. A maggio il grande roseto dell'Abbazia viene aperto ai visitatori e così le varietà di rose antiche, moderne e alcune rarissime, possono essere ammirate in tutto il loro splendore".

Ville, cantine e storie di solidarietà

È tempo di tornare al vino e alle cantine, perché l'anima del Collio è questa. La destinazione è la Fondazione Villa Russiz, con un parco splendido e una villa castello. Giulio Gregoretti della Fondazione mi racconta la storia della Villa. "Villa Russiz è stato un dono di nozze, un matrimonio di metà ‘800 tra una contessa austriaca e un conte francese. Nel giro di 10 anni la coppia costruisce il castello Windsor, un parco e un educandato. Chi ha realizzato e prodotto il vino ha utilizzato i proventi per aiutare i bimbi in difficoltà. Succede ancora, da oltre 150 anni".  
E infatti è ancora così, la Fondazione Villa Russiz fa vini pregiatissimi, ma tutti gli introiti servono per finanziare la casa famiglia che ospita 16 minori seguiti da 10 educatori h24. E' il momento: Giulio mi accompagna nella cantina della fondazione. Ogni bottiglia, mi spiega, è il prodotto del lavoro degli enologi di Villa Russiz sulla tenuta di vigneti doc Collio di 45 ettari. Il suo è un racconto, mentre camminiamo tra le botti in legno, che mi illumina sull'affascinante mondo della produzione del vino.

"Abbiamo 83 piccoli vigneti che partono da 70 metri sul livello del mare e arrivano fino a 150-180 metri sul livello del mare. Ogni vigneto ha caratteristiche diverse, con mineralità, aromi e acidità differenti. Per il Sauvignon facciamo 20 micro vendemmie rigorosamente manuali, per rispettare le differenze nei vigneti. Tutto questo lo troviamo nel bicchiere che ha una struttura, un'eleganza, una consistenza sicuramente molto importanti". Gregoretti mi spiega gli accorgimenti del mestiere per produrre un vino di altissima qualità, rispettoso dell'ambiente e del territorio, con una scrupolosa attenzione al valore del prodotto. "Il Sauvignon De la Tour è il nostro vino più famoso nel mondo, con un'esposizione incredibile perché questo vigneto raccoglie i primi raggi del sole all'alba direttamente nella rugiada, e di pomeriggio è sempre all'ombra, in più abbiamo una selezione durata 100 anni". La qualità, è proprio il caso di dirlo, si sente nel calice.

Dal Collio a Trieste, e ritorno

È il momento di lasciare le cantine. Il Collio è anche borghi, e la città di Gorizia, al confine con la Slovenia e per questo crocevia culturale delle principali culture europee, latina, germanica e slava. A Gorizia c'è il duomo, il ghetto con la sinagoga, il castello. Solo un piccolo antipasto di quel che mi attende a Trieste, la prossima tappa del mio viaggio. Una pausa dal Collio prima di ritornarci, ma dopo tutto come si fa a non immergersi in questa città. 

La mia anima è a Trieste, diceva James Joyce. Per capire l'anima della città incontro una persona che la conosce davvero. Lui si chiama Piero Pasini, è un giornalista di viaggio, ha scritto la guida della Lonely Planet sul Friuli Venezia Giulia e a Trieste ci vive. Arrivo in Piazza dell'Unità, splendida con i suoi blocchi di arenaria, la fontana dei Quattro Continenti e il municipio, il palazzo del Lloyd sede della Regione, la statua di Carlo VI e la Prefettura. Tutto porta i segni del passato di dominazione austriaca. Ma Trieste, scopro, è davvero tanto di più, mi dice Piero. 

"Saba parlava di scontrosa grazia di Trieste. Una città asburgica ma sul mare, una città chiusa e austera ma che in realtà rivela sorprese inattese come l'olimpiade dei tuffi a bomba. Una sorta di carnevale estivo nel quale i partecipanti si travestono e si producono in tuffi agli antichi bagni Ausonia. A Trieste esistono i bagni urbani, esiste il bagno “el pedocìn” di tradizione austro ungarica dove maschi e femmine per tradizione stanno separati. C'è il rione San Giacomo, il quartiere dei marinai che guarda verso il porto mercantile e nel quale si respira un'aria che non ti aspetteresti da questa città così iconica. Ci sono anche i buffet, tradizione ungherese in cui si mangiano lessi e bolliti, ma sempre con un sottofondo mediterraneo".

Vitigni da tutto il mondo per il Vino della Pace

A proposito di Trieste ottobre è il mese della Barcolana, la più grande regata del mondo i cui eventi a terra saranno accompagnati proprio dai vini bianchi del Collio. Ma è ora di tornare su quelle colline per l'ultima tappa del mio viaggio, e in questo caso è un ritorno a Cormons, dove mi aspetta Stefano Cosma per parlare del Vino della Pace, un vino particolarissimo perché lo hanno bevuto tutti i grandi del mondo, Bill Clinton, il Papa e la Regina d’Inghilterra. 

"Il Vino della Pace è stata una geniale intuizione degli anni 80, quando vennero piantati vitigni provenienti da tutto il mondo. Questo ha fatto sì che nel corso degli anni si piantassero 400 varietà differenti e dal 1985 questo uvaggio del mondo è stato imbottigliato e inviato a tutti i capi di Stato per portare un messaggio di pace", mi spiega Stefano. Il Vino della Pace esiste ancora, fatto con le principali varietà del territorio: Ribolla, Malvasia e altre varietà francesi. Il risultato è stato un'etichetta all'anno, disegnata da stilisti e artisti italiani.

L'arte e il vino, il bello e buono: è forse questa la cifra del Collio. Colline verdi, vitigni, osterie e cantine che stuzzicano il palato, ma anche una storia che racconta i grandi e terribili momenti che negli ultimi due secoli hanno segnato il Friuli Venezia Giulia. 

Il nostro Collio finisce qui, ma non sarà l'ultimo viaggio. Appuntamento fra due settimane con il prossimo episodio de Il Mondo da Scoprire: vi porteremo in una regione con montagne imponenti, chilometri di spiagge e una natura selvaggia. Per scoprire di quale regione stiamo parlando, non ti resta che continuare a seguire questo podcast, e se ti è piaciuto a condividerlo sui tuoi canali social. 

Ascolta il podcast Robintur dedicato al Collio e al Friuli Venezia Giulia.

 

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